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Una Ragazza a Las Vegas - Recensione

15/06/2013 | Recensioni |
Una Ragazza a Las Vegas - Recensione

Quanti conoscono il film di Dan Ireland "Jolene" con una impressionante performance di Jessica Chastain, avranno sicuramente trovato delle affinità nell'impostazione del nuovo film di Stephen Frears "Una ragazza a Las Vegas".

Sebbene meno complesso e articolato di quello di Ireland, il ruolo di Rebecca Hall che si sposta di città in città, di lavoro in lavoro, da un amore all'altro alla ricerca di se stessa non può che ricordare proprio Jolene, anche se siamo anni luce dal coinvolgimento che provoca il film con la Chastain.

Beth (Rebecca Hall) è una ragazza alla ricerca del suo posto nel mondo. Iniziando come spogliarellista, si trasferisce ben presto a Las Vegas dove finirà a lavorare per Dink (Bruce Willis). Qui assieme ad un gruppo di persone tenterà di sbancare il sistema delle scommesse sportive.

Il percorso di redenzione della protagonista è raccontato con ironia e ben interpretato da una finta svampita Rebecca Hall, ma l'impianto generale non riesce a convincere né tantomeno a coinvolgere. La storia delle scommesse truccate non è d'appeal, almeno per un pubblico italiano che vede Las Vegas un luogo talmente lontano, da non riuscire mai ad entrare nella storia con entrambi i piedi.

Una fiaba moderna con la sua morale ambientata in una location "amorale" come, appunto, la scintillante e tintinnante Las Vegas. Qui vanno in scena la "Regina Cattiva" Catherine Zeta Jones nel ruolo di moglie gelosa di un Bruce Willis padre/amante gigione e amorevole. L'inedita Rebecca Hall, abituati a vederla in ruoli frigidi, è qui una principessa frizzante, ma  un po' svampita che continua a cacciarsi nei guai, c'è il semi-villain interpretato da Vince Vaughn ed, infine, Joshua Jackson è  il principe sulla sua automobile che cerca di salvare la ragazza.

Con questo cast e premesse favolistiche, ci si aspettava sicuramente una commedia più brillante. Invece "Una ragazza a Las Vegas" scorre via, anche in maniera gradevole, ma senza picchi che permettano al film di imprimersi nella memoria.

Sara Prian

 


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